giovedì 23 aprile 2009

RIFLESSIONI VARIE

Mai. Una parola tremenda. La più tremenda di tutte le parole usate dagli uomini. Mai. La si può paragonare solo alla parola «morte». La morte è un grande «mai». Un «mai» eterno, che spazza via ogni speranza e ogni possibilità. Non ci sono più «forse», né «chissà». Mai.

Rubén Gallego, Bianco su nero

Quali che possano essere i suoi "motivi", il melanconico si va a cercare nel mondo la miseria, che sarebbe anche a nostra disposizione per la costruzione della nostra realtà di secondo ordine. D'Altro canto, il mio cane e il mio gatto vivono con immagini della realtà che sono per loro decisamente adeguate non solo per la sopravvivenza, ma anche per il loro benessere, mentre per me sarebbero completamente insufficienti.

P. Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento
Le osservazioni e le vicende del solitario taciturno sono più confuse e al tempo stesso più penetranti di quelle del socievole, i pensieri più gravi e strani e non senza un'ombra di tristezza. Figure e visioni che con uno sguardo, una risata, uno sfogo d'idee, si potrebbero sbrigare alla leggera, lo impegnano oltre misura, si sprofondano nel silenzio, diventano significative, evento, avventura, sentimento. La solitudine fa maturare l'originale, il bello rischioso e sorprendente, la poesia.

Thomas Mann da La Morte a Venezia

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