venerdì 19 novembre 2010

IL NARCISISMO ED IL NARCISISTA

“Comunemente viene definito ‘Narcisista' una persona che si preoccupa solo di se stessa escludendo tutti gli altri, dunque: un soggetto in grado di agire quasi completamente in assenza di sentimenti…

….Già nel 1914 tale disturbo della personalità fu oggetto di studio da parte di Freud, ma se consideriamo il quadro culturale in cui viviamo oggi, possiamo affermare che tale patologia è caratteristica della nostra epoca. I costumi sessuali che paiono essere di gran lunga più liberi, la facilità nel passare da un partner all'altro, l'esibizionismo, la pornografia, la smania di costruirsi un'immagine vincente agli occhi del mondo, tutti questi fattori hanno certamente contribuito, contrariamente agli usi e costumi che distinguevano l'età vittoriana, allo sviluppo incalzante delle personalità narcisistiche. Sicuramente è questa eccessiva importanza legata all'immagine un indizio inequivocabile della tendenza al narcisismo…

…C'è da dire comunque che un sano interesse per la nostra apparenza, basato quindi sul senso di sé, e lo spostamento di identità dal ‘sé immagine', è ciò che si trova alla base dello stato narcisistico.

I narcisisti dimostrano, è vero, una mancanza d'interesse per gli altri, ma sono altrettanto indifferenti anche ai propri più veri bisogni. Spesso il loro comportamento è autodistruttivo. Inoltre, quando parliamo dell'amore dei narcisisti per se stessi, dobbiamo operare una distinzione. Il narcisismo denota un investimento nell'immagine invece che nel sé. I narcisisti amano la propria immagine non il loro sé reale. Hanno un senso di sé debole, e non è in base ad esso che orientano le loro emozioni. Ciò che fanno è piuttosto diretto ad incrementare l'immagine, spesso a discapito del sé. … D'altra parte l'ammirazione che il narcisista riceve gonfia soltanto il suo io e non fa nulla per il sé. Alla fine allora il narcisista respingerà gli ammiratori nello stesso modo in cui ha respinto il proprio sé autentico” (A. Lowen)

lunedì 15 novembre 2010

RIFLESSIONI SULLA TIMIDEZZA

Ciononostante un invincibile timidezza mi tratteneva, ogni discorso spirava sulle mie labbra, o terminava in tutt’altro modo da come avevo progettato. Mi dibattevo nell’intimo: ero indignato con me stesso
Benjamin Constant, Adolphe

Se per caso, a questo poveretto che sono… accadesse di essere follemente innamorato d una donna, non saprei come dirglielo né da quale segno intuire di potermi dichiarare.

L’uomo veramente libero è quello che sa rifiutare un invito a pranzo senza addurre pretesti

Nove luglio. Mostra. Guitry. Parliamo dei nostri ministri. Un argomento che ci piace. Mi dice che Waldeck-Rousseau è un timido, timido fino all’impassibilità, che quando pronuncia in tono calmo uno dei suoi discorsi trema dentro, e suda terribilmente non appena il suo ordine del giorno è votato. E’ il più intelligente di tutti …

Jules Renard, Diario

L’uomo che passa per timido è in balia di tutti i furfanti. Beaumarchais.

Se un persona dichiara in mia presenza: mi hanno rubato lì ombrello, mi sento subito turbato e cambio colore. Proprio io che non posso soffrire gli ombrelli, che non me ne servo mai, che non potrei commettere la minima distrazione riguardo a quegli strumenti ! Si, assumo immediatamente ‘un’aria di circostanza’ , un aria che non può non apparire losca a qualunque occhio. Sento il bisogno di discolparmi. Balbetto. Improvviso due o tre storie, a volte mendaci, per provare che ignoravo l’esistenza di quell’ombrello, che ero assente quando è scomparso …
Goeroges Duhamel, le Journal de Salavin

I timidi notano tutto, ma sono molto bravi a non farsene accorgere. Le conseguenze dell'amore

La Timidezza genera l'Indecisione, l'Indecisione genera il Tradimento. Warhammer 40.000

Se la presunzione è un difetto, la timidezza lo è pure. Louis-Benoît Picard

Sorrise come soltanto i veri timidi sanno sorridere. Non era la risata facile dell'ottimista né il rapido sorriso tagliente dei testardi ostinati e dei malvagi. Non aveva niente a che fare col sorriso equilibrato, usato di proposito, del cortigiano o del politicante. Era il sorriso strano, inconsueto, che sorge dall'abisso profondo, buio, più profondo di un pozzo, profondo come una miniera profonda, che è dentro di loro. Ernest Hemingway

domenica 24 ottobre 2010

PRAEMEDITATIO SENECHIANA

Pertanto il saggio con questo animo esce ogni giorno …
La fortuna non concede nulla in proprietà assoluta.
Non esiste nulla di stabile né nella vita privata né in quella della collettività: i destini dei singoli come le sorti delle città sono in perenne movimento.
Tutto ciò che una serie di anni ha costruito con grandi fatiche, valendosi della benevolenza degli dei, viene disperso e disgregato in un solo giorno. All’incalzare delle sventure attribuì una lunga dilazione chi parlò di un giorno: bastano un’ora, un brevissimo lasso di tempo per sradicare gli imperi.
Quante volte alcune città dell’Asia, quante volte alcune città dell’Acaia sono rovinate al suolo per una scossa di terremoto! Quante cittadine in Siria, quante in Macedonia sono state inghiottite!
Quante volte questo flagello ha devastato Cipro!
Viviamo tra soggetti destinati a perire. Mortale sei nata, mortali hai generato.
Ogni cosa credi, aspettala.

giovedì 7 ottobre 2010

CHE COS'E LA PSICOTERAPIA

Per illustrare che cos'è la psicoterapia ci riferiamo a  Socrate che lo illustra nel dialogo di Platone, Alcibiade primo, in questi termini:

«SOCRATE. […] ci siamo trovati d’accordo che dobbiamo prenderci cura della psiche, e rivolgere ad essa la nostra attenzione.
ALCIBIADE. È chiaro.
SOCR. E che va lasciata agli altri la sollecitudine per il corpo ed il denaro.
ALC. Certo.
SOCR. In qual modo potremmo conoscere il più chiaramente possibile la nostra psiche? Giacché, con questa conoscenza, potremo evidentemente conoscere noi stessi. Per gli dèi! Comprendiamo bene quel giusto consiglio dell’iscrizione delfica {conosci te stesso] ricordata ora?
ALC. Con quale intenzione lo dici, o Socrate?
SOCR. Ti dirò cosa sospetto che questa iscrizione ci voglia realmente consigliare. Perché si dà il caso che ad intenderla non vi siano molti esempi di confronto, tranne quello solo della vista.
ALC. Cosa vuoi dire con questo?
SOCR. Rifletti anche tu. Se l’iscrizione consigliasse l’occhio, come consiglia l’uomo, dicendo: "guarda te stesso", in che modo e cosa penseremmo che voglia consigliare? Non forse a guardare verso qualcosa guardando la quale l’occhio fosse in grado di vedere se stesso?
ALC. Certo.
SOCR. Ecco: indaghiamo quale oggetto c’è che a guardarlo possiamo vedere lui e noi stessi.
ALC. È chiaro, Socrate, gli specchi e oggetti simili.
SOCR. Esatto. Non c’è forse anche nell’occhio, con il quale vediamo, qualcosa dello stesso genere?
ALC. Certo.
SOCR. Hai osservato poi che a guardare qualcuno negli occhi si scorge il volto nell’occhio di chi sta di faccia, come in uno specchio, che noi chiamiamo pupilla, perché è quasi un’immagine di colui che la guarda.
ALC. È vero.
SOCR. Dunque se un occhio guarda un altro occhio e fissa la parte migliore dell’occhio con la quale anche vede, vedrà se stesso.
ALC. Evidentemente.
SOCR. Ma se l’occhio guarda un’altra parte del corpo umano o degli oggetti, ad eccezione di quella che ha simile natura, non vedrà se stesso.
ALC. È vero.
SOCR. Se allora un occhio vuol vedere se stesso, bisogna che fissi un occhio, e quella parte di questo in cui si trova la sua virtù visiva; e non è questa la vista?
ALC. Sì.
SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]»
(Platone, Alcibiade primo, XXVII 132c – XXVIII 133b).

Il concetto di cos'è la psicoterapia è in questo passaggio:
"SOCR. Ora, caro Alcibiade, anche la psiche, se vuole conoscere se stessa, dovrà fissare una psiche […]"




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LA DIPENDENZA SESSUALE NEGLI UOMINI E NELLE DONNE

Il bisogno di attività sessuale regolare è un desiderio fondamentale che provano tutti gli adulti. Quasi tutti sono in qualche modo dediti al sesso. Ma il sesso diventa coattivo quando, alla stregua di altre forme di comportamento, la condotta sessuale di un individuo è governata dalla ricerca costante di una "dose", che porta sistematicamente a sentimenti di vergogna ed inadeguatezza.

Il sesso coattivo deve essere capito sullo sfondo delle circostanze nelle quali l'esperienza sessuale è diventata più accessibile che mai e dove l'identità sessuale costituisce il nocciolo della storia del sé. Se le donne vogliono fare sesso è perchè domandano la propria autonomia e gratificazione.

Tuttavia dobbiamo ricordare che soltanto una settantina di anni fa, alle ragazze le mamme dicevano che non dovevano assolutamente avere rapporti sessuali prima del matrimonio altrimenti sarebbero diventate pazze, infatti in Inghilterra le ragazze che rimanevano incinte senza sposarsi erano rinchiuse in ospedali psichiatrici.

Non c'è da stupirsi se le donne provano difficoltà a gestire i cambiamenti che esse stesse hanno contribuito a produrre. La coattività nel comportamento sessuale , è una autonomia monca. Questo fatto ha per la maggioranza delle donne delle conseguenza diverse che per gli uomini. Per entrambi i sessi la sessualità porta con sè la minaccia, o promessa, dell'intimità e questo è qualcosa che tocca gli aspetti fondamentali dell'essere.

Pochissime donne si propongono di cercare quanti più partner possibili. Le donne con dipendenza dal sesso rimangono imprigionate in un circolo nel quale la loro fonte principale di potere è la conquista sessuale e attraverso il sesso soddisfano il bisogno di tenerezza e contatto. Dietro la dipendenza sessuale di gran parte delle donne c'è un desiderio di una relazione duratura.

La coazione sessuale maschile è tendenzialmente diversa. Non esiste un corrispettivo maschile della donna dissoluta e il maschio che cerca avventure di solito è stimato soprattutto dagli altri uomini. La dipendenza dal sesso tra gli uomini non è del tutto legata alla ricerca ossessiva di rapporti molteplici. Quelli che cercano esperienze multiple rappresentano i donnaioli più navigati, i quali manifestano un misto di dedizione alla caccia sessuale e disprezzo appena velato per l'oggetto del loro desiderio.

Le donne oggetto di desiderio travolgente svaniscono nel nulla non appena la storia ha avuto il suo corso, e tuttavia molti di questi uomini cercano stabilità al di fuori delle avventure occasionali mantenendo allo stesso tempo una relazione regolare. A tale scopo devono ricorrere a inganni e alle simulazioni più contorte.

Il donnaiolo dei nostri tempi è ben diverso dall'uomo seduttore alla Casanova. Questi amava le donne pur non essendo capace di amarne una in particolare, Casanova non provava quell'aperto disprezzo per le donne che oggi sembra venire a galla fra donnaioli. Questo perchè le trasformazioni della vita privata ha reso la "seduzione" obsoleta. In una società in cui le donne sono sessualmente più disponibili, più uguali il donnaiolo risente di questi cambiamenti e ne è irritato.

Il donnaiolo mette al primo posto l'esercizio del potere e la conquista sessuale-. Ma a che vale la vittoria quando è così facile?

L'affermazione del potere nella seduzione, attraverso la quale le donne vengono soggiogate o simbolicamente uccise, ha il sapore di una sfida tanto più forte, quanto il soggetto si misura con una donna che rivendica la parità. Ma la parità sessuale delle donne cancella l'antica divisione fra virtuose e dissolute. E poichè l'assassinio perpetrato dal seduttore consiste nella perdita della virtù, l'impresa perde la sua molla fondamentale.

In epoche più tradizionali il seduttore era a modo suo un autentico avventuriero, che sfidava non già le singole donne ma tutto un sistema di regolamentazione del sesso. Era un sovvertitore di virtù, sedurre voleva dire sfidare un sistema maschile di protezione e controllo sessuale.

Il dongiovanni di oggi è alla ricerca del brivido in un mondo che offre molteplici occasioni di sesso . Più che un libertino è un controrivoluzionario involontario in un ambiente in cui la sessualità e l'intimità affettiva sono legate tra loro come non mai. Il donnaiolo rifugge l'intimità e quindi è sempre pronto ad andarsene . Egli rifiuta l'amore romantico o ne adopera il linguaggio solo a scopo di persuasione, ma sostanzialmente non è mai capace di lasciare le donne perchè ogni abbandono è il preludio per un altro incontro, è un dipendente delle donne.

Il bisogno di attività sessuale regolare è un desiderio fondamentale che provano tutti gli adulti. Quasi tutti sono in qualche modo dediti al sesso. Ma il sesso diventa coattivo quando, alla stregua di altre forme di comportamento, la condotta sessuale di un individuo è governata dalla ricerca costante di una "dose", che porta sistematicamente a sentimenti di vergogna ed inadeguatezza.

Il sesso coattivo deve essere capito sullo sfondo delle circostanze nelle quali l'esperienza sessuale è diventata più accessibile che mai e dove l'identità sessuale costituisce il nocciolo della storia del sé. Se le donne vogliono fare sesso è perchè domandano la propria autonomia e gratificazione.

Tuttavia dobbiamo ricordare che soltanto una settantina di anni fa, alle ragazze le mamme dicevano che non dovevano assolutamente avere rapporti sessuali prima del matrimonio altrimenti sarebbero diventate pazze, infatti in Inghilterra le ragazze che rimanevano incinte senza sposarsi erano rinchiuse in ospedali psichiatrici.

Non c'è da stupirsi se le donne provano difficoltà a gestire i cambiamenti che esse stesse hanno contribuito a produrre. La coattività nel comportamento sessuale , è una autonomia monca. Questo fatto ha per la maggioranza delle donne delle conseguenza diverse che per gli uomini. Per entrambi i sessi la sessualità porta con sè la minaccia, o promessa, dell'intimità e questo è qualcosa che tocca gli aspetti fondamentali dell'essere.

Pochissime donne si propongono di cerca quanti più partner possibili. Le donne con dipendenza dal sesso rimangono imprigionate in un circolo nel quale la loro fonte principale di potere è la conquista sessuale e attraverso il sesso soddisfano il bisogno di tenerezza e contatto. Dietro la dipendenza sessuale di gran parte delle donne c'è un desiderio di una relazione duratura.

La coazione sessuale maschile è tendenzialmente diversa. Non esiste un corrispettivo maschile della donna dissoluta e il maschio che cerca avventure di solito è stimato soprattutto dagli altri uomini. La dipendenza dal sesso tra gli uomini non è del tutto legata alla ricerca ossessiva di rapporti molteplici. Quelli che cercano esperienze multiple rappresentano i donnaioli più navigati, i quali manifestano un misto di dedizione alla caccia sessuale e disprezzo appena velato per l'oggetto del loro desiderio.

Le donne oggetto di desiderio travolgente svaniscono nel nulla non appena la storia ha avuto il suo corso, e tuttavia molti di questi uomini cercano stabilità al di fuori delle avventure occasionali mantenendo allo stesso tempo una relazione regolare. A tale scopo devono ricorrere a inganni e alle simulazioni più contorte.

Il donnaiolo dei nostri tempi è ben diverso dall'uomo seduttore alla Casanova. Questi amava le donne pur non essendo capace di amarne una in particolare, Casanova non provava quell'aperto disprezzo per le donne che oggi sembra venire a galla fra donnaioli. Questo perchè le trasformazioni della vita privata ha reso la "seduzione" obsoleta. In una società in cui le donne sono sessualmente più disponibili, più uguali il donnaiolo risente di questi cambiamenti e ne è irritato.

Il donnaiolo mette al primo posto l'esercizio del potere e la conquista sessuale-. Ma a che vale la vittoria quando è così facile?

L'affermazione del potere nella seduzione, attraverso la quale le donne vengono soggiogate o simbolicamente uccise, ha il sapore di una sfida tanto più forte, quanto il soggetto si misura con una donna che rivendica la parità. Ma la parità sessuale delle donne cancella l'antica divisione fra virtuose e dissolute. E poichè l'assassinio perpetrato dal seduttore consiste nella perdita della virtù, l'impresa perde la sua molla fondamentale.

In epoche più tradizionali il seduttore era a modo suo un autentico avventuriero, che sfidava non già le singole donne ma tutto un sistema di regolamentazione del sesso. Era un sovvertitore di virtù, sedurre voleva dire sfidare un sistema maschile di protezione e controllo sessuale.

Il dongiovanni di oggi è alla ricerca del brivido in un mondo che offre molteplici occasioni di sesso . Più che un libertino è un controrivoluzionario involontario in un ambiente in cui la sessualità e l'intimità affettiva sono legate tra loro come non mai. Il donnaiolo rifugge l'intimità e quindi è sempre pronto ad andarsene . Egli rifiuta l'amore romantico o ne adopera il linguaggio solo a scopo di persuasione, ma sostanzialmente non è mai capace di lasciare le donne perchè ogni abbandono è il preludio per un altro incontro, è un dipendente delle donne.

(Giddens) Anthonyy Ghiddens. ‘ La trasformazione dell’intimità. Sessualità , amore ed erotismo nelle società moderne’
Ed. Il Mulino 2008

IL TEMPO AIUTA

(...)

"Significa che il tempo aiuta"

"Aiuta...? In cosa?"

"In tutto",

e ho cercato di spiegargli come è, arrivare in una stazione non proprio lussuosa ma nel complesso accettabile, pulita e graziosa, dove solo lentamente, col succedersi del tempo, tappa dopo tappa ti si chiarisce tutto quanto. Quando hai superato la prima tappa, quando sai di averla passata, già ti si presenta la prossima. Quando poi sei arrivato a conoscere tutto, allora hai anche compreso tutto. E mentre comprendi tutto, non rimani certo inattivo: già sistemi le cose nuove, vivi, agisci, ti muovi, adempi le continue richieste di ogni tappa successiva. Se però non ci fosse questa successione nel tempo e tutte queste conoscenze si riversassero su di noi in una sola volta, forse la nostra testa non riuscirebbe a sopportarle e nemmeno il nostro cuore.

("Essere senza destino" Imre Kertész)

IL CASO E' MAGIA

" Ma non è invece giusto il contrario, che un avvenimento è tanto più significativo e privilegiato quanti più casi fortuiti intervengono a determinarlo?

Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi di caffè in una tazzina.

(...) Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l'amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come gli uccelli sulle spalle di Francesco D'Assisi."

("L'insostenibile leggerezza dell'essere" Milan Kundera)

mercoledì 14 aprile 2010

AFORISMI PER UNA VITA SAGGIA

Ciò che uno può essere per un altro ha i suoi limiti, e sono assai stretti: alla fine, ognuno si ritrova solo, e a quel punto ciò che conta è questo: chi sia, allora, a essere solo.



Colui che ha una grande ricchezza in sé stesso è come una stanza pronta per la festa di Natale, luminosa, calda e gaia in mezzo alla neve e al ghiaccio della notte di dicembre.


Non c'è, veramente, stoltezza più grande del voler trasformare questa valle di lacrime in un luogo di delizie, e del proporsi per meta, come pure fanno molti, la gioia e il piacere, anziché aspirare a un'esistenza il più possibile priva di dolore.


Il mezzo più sicuro per non essere molto infelici è la rinuncia a pretendere di essere molto felici.


Vista da giovani la vita è un avvenire infinitamente lungo, vista da vecchi un passato molto breve.


Le donne credono in cuor loro che l'uomo sia destinato a guadagnare denaro, esse, invece, a spenderlo.


Quando si hanno di fronte degli imbecilli o dei matti, c'è un modo solo di dimostrarsi intelligenti: non parlare con loro.


I selvaggi si divorano l'un l'altro, gli uomini civili si imbrogliano l'un l'altro, e questo si chiama l'andamento del mondo.


Chi si aspetta che nel mondo i diavoli vadano in giro con le corna e i buffoni coi sonagli sarà sempre loro preda e il loro zimbello.


Il caso sa l'arte regale di metter bene in chiaro che, in confronto col suo grazioso favore, ogni merito è impotente e senza valore.


Non c'è denaro impiegato più vantaggiosamente di quello che ci siamo fatti portar via con l'inganno: in cambio acquistiamo, in contanti, saggezza.


Il destino assomiglia al vento, poiché ci spinge rapidamente in avanti, oppure ci rigetta all'indietro; contro di ciò poco possono fare le nostre fatiche e i nostri sforzi.

La vita è come un gioco di scacchi: noi tracciamo una linea di condotta, ma questa rimane condizionata da ciò che piacerà di fare all'avversario, nel gioco degli scacchi, e dal destino, nella vita.


Gli amici si dicono sinceri, ma in realtà sinceri sono i nemici. Si dovrebbe quindi utilizzare il biasimo di questi ultimi, come una medicina amara, per conoscere se stessi.


Dite che gli amici nel bisogno sono rari? Al contrario! Non appena si è stretta amicizia con uno, ecco che si trova subito nel bisogno e vorrebbe farsi prestare del denaro.

Per riuscire a cavarsela nel mondo, è opportuno fare una grande provvista di cautela e di indulgenza: con la prima ci si difende dai danni e dalle perdite, con la seconda dalle contese e dalle liti.


Perdonare e dimenticare vuol dire gettar dalla finestra una preziosa esperienza già fatta.

La ricchezza è come l'acqua di mare: quanto più se ne beve, tanto più si ha sete.


La salute supera tutti gli altri beni esterni, a tal punto, che davvero un mendicante sano è più felice di un re ammalato.


Nel mondo non si ha molto di più, oltre la scelta tra la solitudine e la volgarità.


Chi non ama la solitudine, non ama neppure la libertà, poiché soltanto quando si è soli si è liberi.




Ciò che rende socievoli gli uomini è la loro incapacità di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi.




All'uomo di grandi doti intellettuali la solitudine offre due vantaggi: anzitutto quello di stare con se stesso, e, in secondo luogo, quello di non stare con altri.


La gente comune si preoccupa unicamente di passare il tempo; chi ha un qualche talento pensa invece a utilizzarlo.


Quando si è vecchi, si ha dinanzi a sé soltanto la morte, mentre quando si è giovani si ha davanti la vita; sennonché ci si può chiedere quale dei due casi sia il più inquietante, e se tutto sommato la vita non sia qualcosa che è meglio avere dietro di sé che davanti.

Schopenauer - Aphorismen zur Lebensweisheit, in Parerga und Paralipomena, 1851

lunedì 22 febbraio 2010

MALATTIA E MORTE

Mio caro Marco,
sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di prima mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me e la descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di un'idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuirne la colpa al giovane Giolla, che m'ha curato in sua assenza.

E' difficile rimanere imperatore in presenza di un medico. Difficile anche conservare la propria essenza umana: l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue. E per la prima volta, stamane, m'e venuto in mente che il mio corpo, compagno fedele, arnico sicuro e a me noto più dell'anima, è solo un mostro subdolo che finirà per divorare il padrone. Basta... il mio corpo mi è caro; mi ha servito bene e in tutti i modi e non starò a lesinargli le cure necessarie. Ma ormai non credo più, come finge ancora Ermogene, nelle virtù prodigiose delle piante, nella dosatura precisa di quei sali minerali che è andato a procurarsi in Oriente.

E' un uomo fine; eppure m'ha propinato formule vaghe di conforto, troppo ovvie per poterci credere. Sa bene quanto detesto questo genere d'imposture, ma non si esercita impunemente piu di trent'anni la medicina. Perdono a questo mio fedele il suo tentativo di nascondermi la mia morte.

Ermogene è dotto; è persino saggio; la sua probità è di gran lunga superiore a quella d'un qualunque medico di corte. Avrò in sorte d'essere il piu curato dei malati. Ma nessuno può oltrepassare i limiti prescritti dalla natura; le gambe gonfie non mi sostengono più nelle lunghe cerimonie di Roma; mi sento soffocare. E ho sessant'anni.

Non mi fraintendere: non sono ancora così a mal partito da cedere alle immaginazioni della paura, assurde quasi quanto quelle della speranza e certamente assai piu penose. Se occorresse ingannarmi, preferirei che lo si facesse ispirandomi fiducia; non ci rimetterei più che tanto e ne soffrirei meno. Non è detto che quel termine così vicino debba essere imminente; vado ancora a letto, ogni sera, con la speranza di rivedere il mattino.

Nell'ambito di quei limiti invalicabili di cui t'ho fatto cenno poc'anzi, posso difendere la mia posizione palmo a palmo e persino riconquistare qualche pollice di terreno perduto. Ciò non pertanto, sono giunto a quell'età in cui la vita è, per ogni uomo, una sconfitta accettata. Dire che ho i giorni contati non significa nulla; è stato sempre così. E' così per noi tutti. Ma l'incertezza del luogo, del tempo e del modo che ci impedisce di distinguere chiaramente quel fine verso il quale procediamo senza tregua, diminuisce per me col progredire della mia malattia mortale. Chiunque può morire da un momento all'altro, ma chi è malato sa che tra dieci anni non ci sarà più. Il mio margine d'incertezza non si estende più su anni, ma su mesi. Le probabilità che io finisca per una pugnalata al cuore o per una caduta da cavallo diventano quanto mai remote; la peste pare improponibile; la lebbra e il cancro sembrano definitivamente allontanati. Non corro più il rischio di cadere ai confini, colpito da una ascia caledonia o trafitto da una freccia partica; le tempeste non hanno saputo profittare delle occasioni loro offerte e sembra avesse ragione quel mago a predirmi che non sarei annegato.

Morirò a Tivoli o a Roma; tutt'al piu a Napoli. E una crisi di asfissia sbrigherà la bisogna. Sarà la decima crisi a portarmi via o la centesima? Il problema è tutto qui. Come il viaggiatore che naviga tra le isole dell' arcipelago vede levarsi a sera i vapori luminosi e scopre a poco a poco la linea della costa, così io comincio a scorgere il profilo della mia morte.
(Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar)