mercoledì 20 febbraio 2013

Nella vita incontrerai 3 tipi di persone: quelle che ti cambieranno la vita, quelle che ti rovineranno la vita e quelle che saranno la tua vita. (Proverbio Africano)

E' sincero il dolore di chi piange in segreto. Marziale

Sono le difficoltà a mostrare gli uomini. Epitteto

Se vuoi gustare veramente un piacere, conceditelo raro. Giovenale

Devi sempre agire, parlare e pensare come se quell'istante fosse l'ultimo della tua vita. Marco Aurelio

A volte una ruvida stoffa nasconde un volto di velluto." K. Gibran

Ora conosco la principale causa del tuo male; hai cessato di sapere quel che tu stesso sei. Boezio

Non si deve credere a nulla se prima non lo si è capito. Pietro Abelardo

Tutti vogliono diventare vecchi, nessuno vuole essere vecchio. Francesco Petrarca

Il reciproco amore tra chi apprende e chi insegna è il primo gradino verso la conoscenza. Erasmo da Rotterdam

Se vuoi vivere una vita felice, legala ad uno scopo, non a persone o cose. Albert Einstein

Beh, chiunque può sopportare un dolore tranne chi ce l’ha. William Shakespeare

Ricordati di osare sempre. Anche con i venti contrari. (Gabriele D'Annunzio)

Tutte le verità sono facili da capire una volta che sono state rivelate. Il difficile è scoprirle. Galileo Galilei

Se non avessimo difetti non proveremmo tanto piacere a rilevarli negli altri. Francois de La Rochefoucauld

Se cerchi di migliorare una persona dando buon esempio, ne migliorerai due; se cerchi di migliorare qualcuno senza dare buon esempio, non migliorerai nessuno. Blaise Pascal

Essere ciò che siamo e diventare ciò che possiamo diventare è l’unico scopo della vita. Spinoza

Quando con certe persone si è fatto il possibile per conquistarle, se la cosa non riesce c'è ancora una risorsa: non fare più nulla. Jean de La Bruyère

Le azioni degli uomini sono le migliori interpreti dei loro pensieri. John Locke

Uno sciocco trova sempre uno più sciocco di lui che l'ammira. Nicolas Boileau

lunedì 18 febbraio 2013

IL TERAPEUTA CHE GUARIVA I PAZZI

“Uno dei principali interessi di Jung fu la ricerca del significato delle verbalizzazioni dei pazienti. Non accettava, ancora una volta, che ciò che i pazienti dicevano fosse privo di senso perché proveniva da persone folli; non lo voleva liquidare semplicemente come un discorso di individui in preda alla pazzia. Jung tentava invece di scoprire l’unicità del suo significato. Anche con i pazienti cronici, che erano “completamente dementi e dicevano cose assolutamente incomprensibili” (RSR, p.164), Jung scoprì un senso in ciò che andavano dicendo, “che fino ad allora era stato considerato privo di significato” (Ibidem). Una paziente, per esempio, soleva urlare: “Sono la rappresentante di Socrate”, e Jung scoprì (indagando attentamente la sua personalità e le circostanze) che «voleva dire: “Sono accusata ingiustamente come Socrate”» (RSR, p.165). Lavorando attivamente a favore dell’evoluzione del’interpretazione del loro linguaggio, a volte Jung riuscì a provocare nei pazienti dei notevoli mutamenti positivi e persino a “guarirli”, come successe con una vecchia schizofrenica che udiva una voce che definiva “voce di Dio”, cui Jung disse: «Dobbiamo avere fiducia in quella voce» (RSR, p.165). Mettendosi in rapporto con lei in un modo che non soltanto le offriva una conferma, ma che attribuiva un signifcato alla mancanza di senso delle sue voci “folli”, Jung riuscì a conseguire un “successo inatteso” del trattamento (RSR, p.166).
 
E’ importante riconoscere che l’accento posto sul significato non fu un’invenzione di Jung, ma faceva parte dell’ethos e dell’approccio generale sviluppati da Bleuler. E’ tipico che A.A.Brill (lo psicanalista americano facente anch’egli parte del gruppo di ricerca del Burgholzli) scrivesse che, all’epoca, gli psichiatri di quell’istituzione «non s’interessavano di ciò che i pazienti dicevano, ma del suo significato» (Brill 1946, p.12). Ciò non invalida il contributo di Jung, bensì ne fornisce il contesto; riuscì a collegare quella filosofia al proprio approccio e, cosa estremamente importante, a svilupparla ulteriormente e a raggiungere le sue posizioni epistemologiche uniche.”

(Renos K. Papadopoulos – L’espitemologia e la metodologia di Jung - Tratto dal “Manuale di psicologia Junghiana” a cura di Renos K.Papadopoulos, Edizioni Moretti & Vitali, p.58)